Il passato è una costante tentazione.Tuttavia il futuro è l'unico posto dove possiamo andare se davvero dobbiamo andare da qualche parte.
Frank O. Gehry

martedì 31 luglio 2012

Social Recruiting in Italia: piccole riflessioni sul "Digital Job"

Ieri mi sono imbattuta in un'interessante infografica, realizzata da Adecco, sulla situazione del social recruiting in Italia. Insomma, come e quanto vengono usati i social network come strumento per trovare lavoro (da parte dei candidati) e come mezzo per scoprire talenti (da parte dei responsabili HR)?
Non così tanto come speravo, mi verrebbe da rispondere.

Per avere un quadro completo di tutti i dati emersi dalla ricerca di Adecco, potete leggere l'ottimo articolo di Francesco Russo Come Selezionatori e Candidati usano i Social Media in Italia [Infografica].
Io mi limiterò a riportare alcuni insights e a trarne qualche considerazione.
Dunque, i dati che mi sembrano più significativi sono che il 49% dei selezionatori usa i social media per il proprio lavoro, mentre tra i candidati il 53% non li usa, anche se il 49% di questi afferma che vorrebbe cominciare ad utilizzarli.
Il 55% di coloro che lavorano nella selezione del personale preferisce la piattaforma di Linkedin, al contrario dei candidati che sono, invece, a quota 31% di preferenza per il social network professionale, dimostrando di apprezzare molto di più Facebook.
Le percentuali di utilizzo calano ancora di più se parliamo di blog: il 21% crede nell'uso del proprio blog per fini professionali, mentre solo l'8% degli HR li tiene in considerazione.


Dulcis in fundo, Twitter. Qui le percentuali sono veramente sconfortanti: solo il 7% dei candidati lo usa per trovare lavoro, insieme a un misero 4% dei selezionatori.

Devo ammettere che tutto ciò mi ha un po' lasciato perplessa. Sarà che forse io con i social network ci lavoro e faccio fatica a capire chi non ci vede le potenzialità per trovare (forse anche più facilmente) lavoro. Certo, dipende anche dalla zona in cui si vive. Probabilmente chi abita a Milano troverà su Linkedin annunci di lavoro (un po') più frequentemente rispetto a chi vive a Padova (segno che pochissimi dei recruiter che vivono al di fuori delle grandi città come Milano e Roma pubblica annunci professionali su linkedin, nel momento in cui è alla ricerca di una nuova risorsa).

Ma quello che mi ha fatto riflettere davvero è un'altra cosa. Una piccola storia che mi riguarda.
Poco meno di un anno fa ho cominciato ad usare in modo serio (o, comunque, più serio rispetto a quanto facessi in precedenza) Linkedin. Credo che sia uno strumento di cui forse abbiamo esplorato l'1% del potenziale (la sottoscritta in primis). 
Ebbene, ad agosto scorso ho provato a mandare qualche CV a New York. Volevo andare lì (non ho ancora rinunciato ad andarci, eh) e ho cominciato a cercare un lavoro nel modo più tradizionale: mandavo CV, anche attraverso Linkedin. Anzi, forse soprattutto con Linkedin.
  
Potrei star qui a parlare per ore della differenza che c'è nei testi degli annunci di lavoro che sono pubblicati su Linkedin (sugli annunci di Milano c'è una minuziosa descrizione tecnica delle mille e più cose che la persona deve saper fare; a NY, invece, scrivono lunghe descrizioni su come devi essere tu come persona per poter far bene quel lavoro...insomma, l'impressione era quella che in un posto sei visto più come un costo, nell'altro cercano un vero e proprio "talento").


Invece quello che voglio raccontare riguarda la Ogilvy di NY. Sì, perchè l'anno scorso mi ha sconvolto (positivamente) scoprire che il Social Media Recruiter della Ogilvy di NY ti dice che, per inviare la tua candidatura, puoi fare l'apply sul loro career site, oppure puoi scrivergli un tweet con il link del tuo profilo Linkedin. E' tutto vero. Questa grandissima (e molto disponibile) persona si chiama Nando Rodriguez e il suo account è @nandorecruit (facciamogli un #FF anche se non è venerdì, perché se l'è meritato per la sua gentilezza nel rispondere a tutte le mie mille domande!).

Ora, lo so che penserete che lì siamo negli Stati Uniti (comunque, se non erro, anche alla Ogilvy di Milano di recente dovrebbe esserci stata una sperimentazione di recruiting via Twitter), che sono avanti, che hanno una cultura diversa, che sono più open-minded di noi, etc.
Ma questo approccio al mondo del lavoro mi è sembrato fantastico nella sua semplicità. 

Cioè, perchè mai dovremmo stupirci se uno, che vuole assumermi perché io mi occupi dei canali social per i suoi clienti, usa lui stesso i social per il lavoro di recruiter? In fondo deve capire se sono la persona giusta, no? Se io non usassi twitter abitualmente nella mia vita privata, come potrei usarlo a livello professionale per dei clienti che mi pagano?

Ora, proviamo a circoscrivere questo discorso almeno per le web agency e per tutti coloro che si occupano di comunicazione digital. Si presuppone che chi è "digital" per lavoro, lo sia anche nella sua vita privata. O almeno così dovrebbe essere, no? Essere "digital" non è un "lavoro". E' un cromosoma del DNA. O lo sei in maniera innata, o... puoi imparare a fare un lavoro "digital", ma forse mancherà sempre qualcosa (mia opinione personale).

Detto questo, come è la situazione in italia?
Me lo sono domandata verso novembre dell'anno scorso e ricordo di aver provato a fare un esperimento.
C'era un'agenzia (giuro che non ricordo il nome) di Milano della quale non riuscivo proprio a trovare un indirizzo mail, nè un modulo di contatto, ma solo un numero di telefono.

Cercando, ho trovato l'account su twitter e ho scritto un tweet in cui dicevo che non avevo trovato una mail per mandare il mio cv e quindi mandavo loro il link del mio profilo Linkedin. Il sentiment del mio tweet era positivo (anche se avrei potuto dir loro che magari nel 2011 sarebbe ora anche di mettere un contatto che vada oltre il telefono) perchè speravo in una reazione da parte loro, di qualsiasi genere.
Ovviamente non ho ricevuto nessun segno di vita (non ricordo neppure che il mio profilo Linkedin fosse stato visitato da qualcuno che potevo associare a quella web agency).

Morale della favola?
Io, parallelamente ai CV via mail, comincerei anche a "fare seeding" del link del proprio profilo Linkedin tra i (pochi) recruiter o aziende italiane su Twitter. E se per caso ci fosse qualche recruiter particolarmente illuminato in ascolto: please, incentivate questo fenomeno.
Forse così pian piano si innescherà il cambiamento culturale che vediamo in altri Paesi, almeno nel campo delle professioni del web.

PS: sarà deformazione professionale, ma come si fa a non considerare un blog come uno strumento che faccia prendere qualche punto in più a chi si candida a una professione nella digital communication?
Facciamo che ci vediamo l'anno prossimo con un'altra infografica sul social recruiting in Italia e facciamo alzare un po' di percentuali? :)




4 commenti:

  1. Articolo molto interessante! condivido il pensiero! L'infografica a cui fai riferimento circola nella rete da un pò di tempo però nessuno ancora la riesce ad interpretare! nel senso che ci si limita a prendere le informazioni contenute per date e non si cerca di capirle! Il problema in Italia è molto diffuso perchè purtroppo si preferisce l'insignificante, vecchio, inadatto e pluricopiato CV a tanti altri modi di comunicare il proprio profilo! Le aziende sono (dicono di essere) alla costante ricerca di talenti ma seguono strade sbagliate perchè il talento è colui che si riesce a differenziare dalla massa e che, quindi, non usa il canale diretto del cv per mostrarsi, ma utilizza anche altri canali (oltre LinkedIn)! Spero sia solo una questione di tempo e strettamente legata alla cultura italiana che vede il direttore del personale una persona poco coinvolta lato business e a volte molto superficiale (della serie "ho tot persone devo ridurre i costi")!!! Ci sarebbe molto da parlare e discutere..io sono dell'avviso che il social recruiting è una realtà in diffusione che verrà presto compresa visto che la maggior parte delle persone sono "digitali"!

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  2. Grazie, Andrea! Condivido al 100% quello che dici, anche perchè è proprio vero che si parla tante di cercare talenti, ma poi i veri talenti, quelli che -come dici tu - si distinguono dalla massa perchè riescono a innovare anche nel modo di proporsi - non vengono presi in considerazione.
    Diamo inizio noi alla rivoluzione :)

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  3. Io nel mio piccolo mi sto impegnando affinchè questa "rivoluzione" si concretizzi! Non si tratta di un'impresa simile alla conversione di un cattolico in ortodosso, ma certamente è qualcosa di fattibile e soprattutto sfidante! Io sto lavorando a un progetto di startup nel social recruiting per fare emergere il vero talento e dare concretezza a tutto ciò che è stato scritto qui sopra...Vedremo! nel frattempo MI auguro un in bocca al lupo :)! Ti seguo e spero che magari tra un anno saremo qui a parlare di qualche cambiamento positivo nell'attuale scenario italiano! :) ancora complimenti! apprezzo molto persone che trattano questo tema e hanno lo spirito di "diffondere il verbo"! eheheh

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  4. Un in bocca al lupo anche parte mia per te! :)

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